Descrizione
È ancora molto forte il ricordo che la popolazione adulta del nostro Comune serba di quel terribile 23 maggio 1992, giorno della morte del giudice Giovanni Falcone per mano mafiosa, sull'autostrada A29 Palermo-Trapani in località Capaci. Nessuno noi poteva saperlo, ma il 19 luglio dello stesso anno, vale a dire cinquantasette giorni dopo, in via D'Amelio a Palermo la mano mafiosa portò a termine l'omicidio dell'amico e collega Paolo Borsellino. Non furono gli unici a morire, perché assieme a loro perirono anche otto agenti delle rispettive scorte e - nel caso di Giovanni Falcone - la moglie Francesca Morvillo (anch'essa magistrato). Citiamo tutti i nomi, perché la nostra pietas sia coerente, con profondo cordoglio e altrettanta profonda gratitudine per quel sacrificio che fu il frutto di una scelta lucida di servizio a beneficio dello Stato (di noi tutti dunque): Vito Schifani, Rocco Dicillo, Antonio Montinaro, Agostino Catalano, Emanuela Loi, Vincenzo Li Muli, Walter Eddie Cosina, Claudio Traina. In tutto, undici vittime innocenti di mafia, facenti parte di quell'elenco sterminato di oltre mille morti, destinato purtroppo ad integrarsi negli anni, anche se con frequenza imparagonabile rispetto al passato. Quelle stragi, che furono anche la diretta conseguenza della debolezza dello Stato di allora e forse anche della connivenza di alcune sue indegne espressioni e rappresentaze con la criminalità mafiosa, ottennero tuttavia l'effetto di chiamare a raccolta le energie dell'intera comunità nazionale, quelle più autenticamente votate al ripristino della legalità e della forza del medesimo Stato. Quelle stragi produssero, mai come nel passato, partendo dal rifiuto unanime e risoluto di quelle brutture, una controazione di forza impareggiabile. La solitudine di questi due uomini, dettaglio allora utilissimo alla mafia per poter programmare e realizzare la loro eliminazione, oggi è stata sostituita da una risposta sistemica capace di instaurare e consolidare dinamiche operative che risultano essere, oltre che efficaci rispetto agli scopi principali, anche garanti della sicurezza e dell'espletamento sereno delle funzioni cui sono preposti, proprio loro: uomini e donne che nello Stato hanno trovato una ragione di vita.
Ricordiamo con profondo cordoglio tutte le vittime, anche quelle precedenti e successive le stragi cui si è fatto cenno, volendo dire loro che quella battaglia non è ancora terminata; oggi, però, possiamo essere garanti dell'esito: sarà vinta definitivamente, perché l'Italia ha alzato la testa, rifiutando l'idea del trionfo dell'antistato ed opponendo un'azione risoluta che da oltre 30 anni sta portando frutti.
Grazie a nostri eroi, ai martiri più recenti della nostra Repubblica.
L'Italia vi è grata, l'Italia non vi dimentica, l'Italia prosegue quella lotta, anche per dare senso coerente alla vostra memoria, finalizzata al trionfo della legalità.
Il Sindaco e l'Amministrazione
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Ultimo aggiornamento: 23 maggio 2025, 14:06